domenica 6 giugno 2010

Quello che gli invidiosi non dicono

Se c'è un buon esercizio per capire i propri limiti è quello di affrontarli, viverli in prima persona e magari prenderli per le corna: per capire se questi limiti sono reali o solo immaginati. E una domanda che spesso mi pongo è "ma io sono una persona invidiosa?" Una di quelle che sentono lo stomaco rattrappirsi quando osservano una persona che ha di più o magari è di più? Trovo umano chiederselo prima ancora di dichiarare con estrema sicurezza "io sono incapace di provare il sentimento dell'invidia". Diciamo che tendo a diffidare di chi dichiara con clamore il proprio "io mai".

Mettermi alla prova significa quindi espormi di fronte a chi apparentemente sembra aver realizzato più desideri dei miei. Mi ci tuffo e mi ascolto.
I risultati sono variabili. Ci sono stati momenti particolarmente fragili in cui ho desiderato intensamente essere nei panni di qualcun altro, tutto fuorché me stessa e più che di invidia parlerei di desiderio di fuga, tale da scegliere di essere un altro invece che scappare in un altro luogo. Quando invece sto bene con me stessa l'esperimento non solo mi fortifica ma mi fa godere del successo dell'altro.

E' il caso ultimo provato con un'amica (così mi piace pensare che sia) e culminato nella lettura di Quello che le mamme non dicono di Chiara C. Santamaria, per la blogosfera Wonderland.

Seguo Chiara da tanto tempo e ho sempre fatto il tifo per lei. Scelsi di leggere e seguire il suo blog  Machedavvero per lo stesso motivo per cui nei momenti di "allergia" alla maternità decisi di schivare tutti i forum di mamme, i libri seri di pedagogia e le persone che si prendevano troppo sul serio. Mi bastavo io per quello. Un motivo molto semplice: Wonder mi faceva morire dal ridere. Eppure nel tempo ho scoperto che sa essere anche terribilmente seria: nella pittura di certe situazioni vere e concrete della vita quotidiana di una mamma, nell'esternazione di sentimenti spinosi da riconoscere. E poi ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente, prima che si svelasse con il lancio del suo primo libro e la cosa più sorprendente è stata la dolcezza della sua timidezza, così spiazzante rispetto alla sfrontatezza delle parole scritte. Pensi che abbia una ghost writer, una doppia personalità e invece è solo una delle sue dimensioni. L'unica cosa che non mi ha sorpreso è la sua bellezza, quella te l'aspetti e quella arriva come te la immaginavi.

Il libro lo puoi leggere in tempi brevi ma io l'ho dovuto fare nel mio tempo rubato alle ventiquattro ore troppo piene. E' scritto molto bene. Non butterei una sola riga e raggiunge il suo vero significato alla fine. Alla fine ho capito molte cose di Chiara e anche di me. Ho capito quanto fossimo simili nonostante ci separino diversi anni. Leitmotif della sua storia sembra essere proprio l'età come se quella fosse la colpa, tutta la colpa delle sue vicissitudini. Io invece penso che non sia una questione di età, perché io i miei figli li ho avuti oltre i 35, li ho anche cercati ma ho provato, provo gli stessi scossoni, dubbi e rimpianti. Il libro mi ha riportato a quei giorni, comici e tragici allo stesso tempo, alla mia solitudine, alla mia ricerca dell'istinto materno, al mio costante ripensare a quello che avevo prima: la libertà di essere egoista. Lo dico senza vergogna. Ho riso ma ho anche pianto perché mi ci sono identificata.

Ieri ho rivisto Chiara al Momcamp a Milano dove siamo state tutte prese da brevi contatti e rara intensità, se non alla fine, proprio come nel libro. Quando il sipario doveva scendere abbiamo iniziato a parlare delle cose più importanti e di quelle che ci interessano di più. In quel momento, Chiara mi ha raggiunta, si è seduta accanto a me e con i suoi occhi liquidi mi ha chiesto se si sarebbe dovuta arrendere, se per avere il tempo di stare insieme a Viola avrebbe dovuto rinunciare a rincorrere il suo desiderio di un lavoro appagante, che ti riempie le giornate e ti fa vedere persone stimolanti. Le avrei voluto rispondere e parlare per altre due ore e invece ho accrocchiato due parole in croce, scossa dalla mia incapacità a trovare risposte ai miei stessi dubbi.
Perché rispondere non è per niente semplice, perché non c'è una sola risposta. Perché non c'è una risposta definitiva. Stasera le risponderei di continuare così, di rimettersi in gioco oltre ogni limite perché con sua figlia sta facendo un lavoro grandioso e che realizzare i propri sogni rende felici anche i nostri figli. Che c'è sempre tempo per ridimensionare le cose, per accorgersi che si sta esagerando e per farsi aiutare, a turno, da tutti coloro che hanno responsabilità nella vita della tua famiglia. Sono convinta che non dobbiamo mai arrenderci e dobbiamo imparare ad interpretare i suggerimenti alle prossime mosse.

32 commenti:

Laura ha detto...

Credevo di essere invidiosa di voi mamme blogger sempre sicure, sempre con idee chiare sul da farsi...ed io a rimpiangere in continuazione, come anche tu hai scritto, la libertà di essere egoista.
Adoro leggerti perchè mi sento meno invidiosa e molto più mamma vera, se pur anche un pochino egostista perchè sempre alla rincorsa di un qualcosa che mi appaghi ogni giorno di più. Grazie.

piattinicinesi ha detto...

hai detto una cosa giustissima, ovvero che c'è sempre tempo per ridimensionare le cose. le età dela vita non sono tutte uguali, si fanno scelte che si possono cambiare, nessuna è definitiva. l'unica cosa veramente stupida da fare è rinunciare per paura, dobbiamo imparare a pensarci in divenire, capaci di aggiustare qui e là le cose che non vanno. mi rendo sempre più conto che a volte la forza, la sicurezza che leggono in noi ultraquarantenni le più giovani è dovuta alla consapevolezza delle batoste e a tutte le volte che ci siamo rialzate. noi ci sentiamo fragili, ma in realtà abiamo quello sguardo un po' disincantato di fronte agli assolutismi, alle estremizzazioni, che ci salva dalle ideologie, dai miti della perfezione e anche forse un po' dai giudizi cattivi. forza e coraggio, che la strada è lunga

caia coconi ha detto...

credo sia una delle più belle recensioni per wonder.
io purtroppo non l'ho ancora letta, ma fra poco parto per le vacanze e me la porto dietro.
ma la cosa più bella è leggere te attraverso questa recensione, così sincera, semplicemente.
sei veramente una donna da invidiare. e non perché sei di più, ma perché sei. ci sei tutta.
spero di conoscerti presto mammacattiva
un abbraccio

lorenza ha detto...

Wonder-ful :) Peccato non avervi incrociato al MomCamp, mi sarebbe molto piaciuto, ero a ridimensionare la mia prossima assenza di tre giorni con i miei bimbi, al mare. Grazie per questo post!

bstevens ha detto...

che bellissima recensione, accipicchia!!!! un bacione a tutte e due, sic non esserci stata, ieri. alla prossima (spero presto!) eli (ops, bstevens)

Unknown ha detto...

No...arrendersi mai. Ma non arrendersi non significa essere egoisti.
Anche io mi ritrovo cataputlata nel mondo del bismammismo e anche se per scelta volontaria, non è per nulla semplice gestire tutto a 6 mani! Alla fine, però, anche se voglio fare tante cose, devo tener conto delle scelte che ho fatto e delle esigenze delle persone che ho scelto di avere accanto a me.
Bene rimettersi in discussione, essere ridicole, io lo faccio ogni giorno (mi conosci un pò) ma voltarsi indietro a rimpiangere il passato non lo capisco. Forse è uno dei miei limiti.
Ma, ad esempio, è come una che diventa attrice....ha tanto successo ma guarda al passato pensando che avrebbe potuto ballare invece di recitare. E allora si ritrova a recitare in tutù perdendo di vista tutto ciò per cui ha lottato. Perchè è ovvio che un'attrice non può assolvere ad ogni compito in tutù....
Ora, i dubbi li ho anch'io, ma arrovellarsi sul passato cercando di plasmarci sopra il presente è impossibile, da un enorme senso di fallimento.... e io personalmente, a vivere con un peso del genere non ce la faccio.
Quindi testa alta e scelte chiare!
Quoto cosa ha detto piattini "ci si pensa in divenire" senza rivangare nè restare legati al passato!!!
Ho scelto la maternità, assieme al resto, li concilio senza che nessuna delle due parti (per quanto è possibile, ovvio) prenda il sopravvento.
Per ora ce la faccio, ho i miei successi lavorativi ma anche quelli personali....mi diverto un pò con nani appresso e un pò senza...!!

La vita è fatta di compromessi!
Così come si scende a compromessi (comprensibili, non fuori dalla norma) per il lavoro, perchè non lo si può fare per la maternità, non è un lavoro (seppure con sentimenti annessi e connessi) pure quello?
In ogni caso, trovo che tu sia molto meno piena di dubbi di me!! Ti trovo una persona decisa e forte.....almeno, da come ti leggo è così! E mi piace il tuo rimetterti sempre in gioco, è, appunto, una caratteristica delle persone determinate!

Ok, conclusa la diarrea verbale!

Wonderland ha detto...

Grazie Luisa per questo bellissimo (e immeritato) post. Sentirmi citare come persona che si potrebbe invidiare è stranissimo per me... sarà che nonostante tutto non ho ancora raggiunto un vero equilibrio e quindi a dispetto di tutto le vere persone da invidiare secondo me sono quelle serene, che hanno trovato un equilibrio e sanno godere ogni momento della loro vita. Io ho ancora parecchia strada da fare...
Per quanto riguarda il lavoro, io sono tuttora convinta di voler andare avanti, ma sono venuta a chiederti la tua opinione vista la veemenza con cui hai risposto alla tipa di mamme al lavoro. Mi sono resa conto che forse è proprio vero, che per un certo tipo di lavori non esiste conciliazione, esiste solo compromesso. E dopo 2 anni a stretto contatto con mia figlia, per quanto a volte mi stia stretta come routine, è difficile entrare nella dinamica dello stare fuori dalle 8 alle 8 e vedere tua figlia 5 minuti appena sveglia e un quarto d'ora dopo cena.
E' quello che chiedono i "Nomi", quelli per cui ho sempre voluto lavorare, quelli che per un progetto ti impegnano mesi ma le soddisfazioni sono enormi, i contatti con l'esterno continui, gli scambi di idee e gli stimoli all'ordine del giorno.
Al momento mi barcameno come freelance, e non mi lamento troppo perché sono ancora nella condizione di non dover snaturare troppo la mia storia professionale per portarmi a casa uno stipendio, cosa che, purtroppo, tantissime persone fanno ogni giorno.
Ma se domani, in risposta ai cv mandati, arrivasse la proposta di lavoro per il Nome, quello che ti chiede disponibilità illimitata in cambio di stipendio e stimoli, come reagirei?
E' una domanda a cui ancora non ho risposta. Perché è purtroppo vero quello che dicevi: per alcuni lavori non può esserci part-time, salvo non dividerlo con qualcuno e di conseguenza perdere il filo continuamente, non essere mai davvero sul pezzo.
Si possono fare tante e tante battaglie per la parità, per il rientro dal lavoro dopo la maternità e la tutela delle famiglie, ma quello che ti chiedevo, conoscendo il tuo lavoro e avendone avuto anche io di simili a livello di impegno è: riusciremo mai a conciliare davvero la famiglia con QUEI lavori lì e a sentirci appagate, senza sensi di colpa, senza voler sempre essere altrove?

Chiara Trabella ha detto...

Adesso non cominciate tutte a farmi sentire in colpa perché non l'ho ancora letto ;-)
Quello che tu dici è molto vero. Spesso la mia reazione ad alcune uscite di Wonder è "ma smettiamola con questa storia dell'età, non è che a 27-28 anni si sia ragazzini!". E ora ho capito perché: è riduttivo limitare lo shock della maternità a un discorso di età (se non si parla di estremi) o di desiderio, la maternità è un casino a prescindere, per chi ha un certo tipo di testa.
Per Wonder la limitazione è (apparentemente) nella vita sociale, per te magari nel lavoro, per me nella voglia di solitudine (necessaria per scrivere) che a volte mi prende in maniera struggente.

la staccata ha detto...

Splendida recensione Luisa, decisamente la migliore di tutte quelle che ho letto finora sul libro di Wonderland.
Complimenti a te, e naturalmente a Chiara.

Nuvola ha detto...

Non credo che esista un compromesso, non tanto esternamente, nelle cose pratiche, quanto interiormente. Ma è una lettura non pessimistica anche se può sembrare il contrario. Nel travaglio (lo chiamo così perchè non so definirlo altrimenti) interiore continuo tra quanto tempo si sta dedicando al proprio lavoro, il proprio tempo fuori dalle dinamiche familiari e proprio per questo molto nostro, solo nostro e quel tempo delle corse scuola, casa, cena,in cui altrettanto c'è qualcosa di solo nostro, unico e davvero di nessun altro. Quando smetteremo di desiderare l'aperitivo con le amiche e la chiacchiera su sesso e dintorni perchè riusciamo a disintossicarci solo lì dall'argomento pannolini, pappa, cacca e quando smetteremo di desiderare, mentre beviamo l'aperitivo tanto agognato con la nostra più cara amica, di correre a casa e baciare i nostri bimbi. Probabilmente mai. Sempre in bilico sulla scelta migliore da fare, su quanto tempo dare a se stesse e quanto ai propri bambini. Su quanto ti costerà professionalmente la tua presenza con loro, la tua rinuncia a te stessa o quanto costerà a loro la tua assenza, la tua scelta, inseguire le tue passioni. Sono passata attraverso tutte e due le fasi e il dibattito interiore resta costante. Inseguendo una conciliazione che sembra sempre lì, a portata di mano e poi si allontana sempre. Il compromesso forse è accettare che i nostri bimbi ci avranno totalmente in qualsiasi modo noi scegliamo di essere noi stesse nel mondo e accettare che totalmente non significhi presenza fisica costante ma anche capacità di esprimere noi stesse e quindi di dare di più anche a loro.Bene, scrivendo mi accorgo che il mio perlomeno di dibattito interiore è tuttora in corso!

Improvvisamente in quattro ha detto...

Bellissima recensione.
Ho il libro pronto sul comodino per essere letto.
Per il resto, il punto è avere ben chiaro cosa si vuole, dove si vuole arrivare e avere i mezzi per farlo.
In relazione al commento di Wonder, sono d'accordo sul fatto che non tutti i lavori siano conciliabili con il part time (e l'ho anche scritto qua (http://improvvisamenteinquattro.splinder.com/post/22433250/di-lavoro-part-time-e-via-dicendo) ma rimango convinta che ci sia ancora u'eccessiva cultura del presenzialismo. E dove il presenzialismo sia uno dei più importanti metri di valutazione del tuo lavoro.
Il al momento vorrei tanto un part time o vorrei semplicemente più flessibilità, non dover sempre timbrare il cartellino.
Qualche tempo fa, dopo essere tornata a casa particolarmente tardi e aver visto i bimbi per poco tempo, ricordo di aver detto: "questo lo farei solo per IL lavoro della vita, ma per niente di meno".
Il punto è capire cosa ti rende felice.
Io sto ancora cercando di capirlo.

Wonderland ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Wonderland ha detto...

Nuvola è una bellissima riflessione, anche per me il dibattito è ancora in corso, non solo su lavoro e famiglia.
Il fatto è che c'è bisogno di tutte queste dimensioni, perché ci arricchiscono, ci consentono di avere nella vita colori diversi, attitudini diverse... ma poi si cade nell'impasse.
Non ho una conclusione a questo commento, solo per dire che ho apprezzato la tua riflessione.
Improvvisamenteinquattro, hai ragione, la cultura del presenzialismo è diffusissima e controproducente per tutti. Servirebbe un cambio radicale di mentalità. In alcuni casi, non in tutti, si possono avere gli stessi risultati staccando alle 6 che non alle 9.

aurora ha detto...

spesso leggo di mamme che si sentono appagate nel loro ruolo, sembra che siano perfette, e ti senti in colpa perchè sai invece che la tua esperienza di mamma è ricca di mille sfumature.
confrontarsi lealmente aiuta a sentirsi meno sole e meno inadeguate

Anonimo ha detto...

Io non lo so se esiste davvero una risposta a questa domanda. Non lo so perchè me lo chiedo ogni giorno.
Sempre in bilico tra la voglia di fare, lavorare, studiare ed essere presente come mamma. Ogni volta fuori posto, ogni volta in ritardo, ogni volta sentendosi inadeguata, mai veramente presente a quello che sto facendo. Credo che per gli uomini sia diverso, pur avendo un marito che è molto "mamma" in questo, ma il mio lavoro quotidiano con le coppie mi suggerisce proprio questo.
Insomma, alla perenne ricerca di un equilibrio seppur instabile...
vistodalei.splinder.com

Mamma Cattiva ha detto...

Cercherò di dire qualcosa in più sempre rispondendovi...

@Istinto - Prima cosa, bentrovata! E poi col tuo nick pure tu bella cattivella, eh? ;) Sai cosa è proprio il bello del libro di Wonder? Che in quella fine ti riconcili con il sano egoismo. Lo esprime con pochi fronzoli e ti entra dritto nel cervello direttamente dalle cuffie dell'ipod :)

@Piattini - Io più invecchio e più ho voglia di relativismo. Che significato avrà mai? E più vivo relativamente e più le cose diventano importanti e solide. Il contrario. Niente va come te l'aspetti. E continuo a confondermi.

@Caia - Bella Caia. No, non sono da invidiare. Mi piace che vedi in me le dimensioni dell'essere ma sono tutt'altro che da invidiare. Una spacca"balle" fotonica, quello sì ;) Vedrai che un Roma libera tutti prima o poi capita.

@Lorenza - Ho capito solo ora che quindi oggi non c'eri. Sono fulminata...ci mancavi al momcamp di Milano, proprio tu...a presto, ok?

@bstevens - Ecco la strega che contribuisce anche lei alla mia dose di buon umore quotidiana. Ecco un altro caso di scrittura unica. Ma un libro a più mani, no? Non oso pensare a cosa uscirebbe da certe teste.

@Bis - Diciamo che desiderare in certi momenti di riappropriarsi dei tempi della vita di prima di avere i bambini è un'aspirazione. Sono dei sospiri a cui ti aggrappi quando raggiungi l'apice di quelle situazioni tragico-comiche ma poi, prova a fare il gioco di chi butti dalla torre e ne riparliamo tutte, cattive, angelicate e stereotipate. Tutto questo è in quelle pagine, senza però farne una conquista scontata. Ci arrivi con i tuoi tempi e "le buche più dure". Ah, e anche con la diarrea, talvolta :)

@Wonder - Eccoti qui. Non starò a rassicurarti sulle tue doti perché tutto sommato sei bella perché sei alla fine una persona semplice. Se ti monti la testa vengo lì e ti insulto ;)
Però questa storia dell'invidia è vera. Serpeggia sempre tra le persone di talento e io avevo voglia di parlarne per spiegare la capacità di stare insieme alle persone su cui in certi momenti brilla la luce. Dirò ora una banalità ma è proprio nei momenti in cui le cose funzionano che vedi se chi ti sta intorno è felice per te. E fingere è difficile.
Quanto al serio discorso sulla conciliazione credo che alla fine si possa decidere trovandocisi. Mi spiego. Quando iniziai i colloqui con il nome (e fu lungo e infinito) partii estremamente scettica. Non pensavo neanche di arrivare nella cosiddetta shortlist. E più andavo avanti e più mi ponevo la questione di cosa avrei deciso. Il doc, e addirittura mia madre, mi dicevano di pensarci una volta che avrei avuto la proposta. Solo in quel momento ho pesato tutti i pro e i contro e poi ho voluto provarci. E nella mia vita non ho detto sempre di sì a tutto. Ora mi vedi affaticata e ti ho spiegato il perché ma tutto alla fine è rivedibile. Per questo alla fine mi sento di consigliarti di non demordere. E poi credo che già questo risultato del libro è un pezzo importante di questo puzzle...

Mamma Cattiva ha detto...

@Lanterna - (troppo dolci i tuoi bimbi) Già, per certe teste che magari non vedono nei figli una forma di realizzazione...

@Lastaccata - Tu stai buona che devi ancora passare sotto la mia...penna :)

@Nuvola - Molto significativo quello che hai scritto. Magari bisogna semplicemente convivere con questo senso di impotenza nel capire qual'è la cosa giusta e la dose giusta. Io mi sento ancora a uno stadio iniziale e temo molto l'arrivo di altre fasi della vita. Vedremo. Siamo qui per parlarne.

@Improvvisamente in 4 - Innegabile è la cultura del presenzialismo ma ancora non riesco a trovare la strada e la sicurezza per imporre la mia efficienza nel tempo necessario a fare le cose, per mille ragioni che richiederebbero un post dedicato (e magari pure privato)

@Aurora - Confronto leale. Ultimamente mi sono dovuta ricredere in certe circostanze ma questa è vita vera mica virtuale :)

@Vistodalei - La risposta non c'è ma parlandone troviamo qualche parola in più per argomentare la questione e trovare delle possibili strade. Mutanti, possibilmente mutanti. Ciao!

Rossella - Casa Lellella ha detto...

ciao!
io penso che l'invidia sia il peggiore dei vizi capitali.
detto questo credo che non bisogna mai abbandonare i proprio sogni, altrimenti si muore dentro!

Elena Galli ha detto...

Devo ancora imparare a scrivere dei miei sentimenti, delle mie emozioni e dei miei pensieri. Non è facile. Non so neanche da che parte iniziare. Riesco solo a scrivere che questa recensione, queste parole e tutte voi, mamme, blogger, amiche (sì anche a me piace pensare che sia così) mi hanno colpito nel segno.
Sarà il periodo. Un periodo nel quale ancora una volta devo scontrarmi con l'invidia degli altri, con la mia invidia (chi è senza peccato scagli la prima pietra) e con i giudizi cattivi di persone a me vicine. Sarà che questo post ha centrato nel segno ed era da giorni che volevo scrivere e parlare di questo ma non ne sono stata capace.
Sarà ma insomma sono qui a blaterare scrivendo o a scrivere blaterando senza riuscire ad esprimermi.
Anche il "lavoro perfetto" non sarà in grado di farci prendere delle decisioni senza sensi di colpa o dubbi e magone. Anche rinunciare con convinzione ai propri sogni, non ci lascerà in pace e vivere serenamente.
Comunque siamo mamme, comunque siamo persone che rimuginano e che hanno a che fare con l'amore per i propri figli, l'amore più forte e vincolante del mondo, e qualsiasi decisione è difficile. E comunque verremo sempre giudicate. Se stai a casa a tempo pieno, sei fondamentalmente una fancazzista e mamma TROPPO presente, se lavori part-time..in fondo che lavoro è??, se lavori a tempo pieno sei una mamma ASSENTE.
E sì dovremmo (dovrei) fregarmene dei giudizi degli altri e continuare per la mia strada come un treno. Ma tant'è che sono qui, ferita nel profondo per l'ennesimo giudizio venuto da una persona invidiosa.
Ma un giorno crescerò anche io...

Complimenti Wonder e complimenti MC, spero un giorno di potervi conoscere!!!

CosmicMummy ha detto...

io sono assolutamente convinta che, come scrivi tu, <>. anche se ci costa fatica, tanti sacrifici, e sensi di colpa, ma sono sicura che ne vale la pena. una mamma che lavora e ha una vita al di fuori della sua casa e dei suoi figli ha anche molto da insegnare ai figli stessi, e qualcosa da raccontare al marito la sera che non siano gli ultimi capricci e le ultime malefatte dei figli. lavorare - è vero - stanca e ci mette alla prova ma ci dà anche entusiasmo e ci fa sentire realizzate e utili non solo come mamme ma anche come donne, professioniste, lavoratrici. e questo entusiasmo lo trasmetti ai tuoi figli e alla tua famiglia.
il problema è che viviamo in un paese in cui un pò per mentalità un pò per assenza di leggi adeguate (o meglio le leggi ci sono ma solo per una categoria privilegiata di cittadine che ormai sono la minoranza) le donne che riescono a conciliare tutto sono viste o come delle wonderwoman o peggio ancora come delle scellerate. perchè dobbiamo sempre giustificarci del fatto che abbiamo scelto di lavorare? perchè si sentono ancora discorsi del tipo: 'ma se ti va via più di mezzo stipendio fra asilo nido e baby sitter ma chi te lo fa fare?' è tanto difficile spiegare alle persone che gli stipendi in famiglia sono due, e quindi semmai il calcolo va fatto tenendo conto di entrambi gli stipendi? è tanto difficile capire che non si lavora solo per arrotondare alla fine del mese, ma anche perchè è bello lavorare?

CosmicMummy ha detto...

scusate, la frase fra virgolette era:
'realizzare i propri sogni rende felici anche i nostri figli'

Paola ha detto...

Mi sento pienamente a casa in questa discussione, pur non essendo stata presente al MomCamp. Come la penso è forse ormai anche troppo noto (conciliazione tra famiglia e lavoro non può significare solo delega della prima in favore del secondo; essere madre lavoratrice non può voler dire fare la seconda a tempo pieno, e la prima a tempo perso; e soprattutto, "lavorare" e "essere presenti per dieci ore in un ufficio timbrando il cartellino" non sono sinonimi).

Volevo solo aggiungere un suggerimento per la lettura. Le femministe "storiche" della Libreria delle Donne di Milano, che ho incontrato di recente, hanno consegnato tra le mie mani un volumetto intitolato "Non credere di avere dei diritti" (pubblicato da Rosenberg e Sellier), che parla della storia del loro movimento e di quello che credono di aver imparato. Oltre a smentire molti luoghi comuni - come quello dei reggiseni bruciati, dell'aborto voluto da tutte a gran voce, della parità come obiettivo principale delle donne - il libro parla dell'invidia femminile: del fatto che questo sentimento sia in fondo l'unico possibile indice della ricerca di un modello, in un sistema sociale che non è fatto a misura di donna. In un altro mondo, lo si chiamerebbe "affidamento": il rapporto intenso e fecondo nel quale una donna riconosce nell'altra il "di più" che vorrebbe per sé, e si affida a lei per farsi guidare. L'esempio che le autrici portano è quello biblico di Noemi e Rut, una delle storie più belle che descrivano il rapporto tra due donne. Lo consiglierei a tutte, mamme e non.

Paola

Angela Ercolano ha detto...

anche io ho letto il libro che trovo eccezzionale e seguo wonderland da sempre e in effetti l'età 27 anni che poi non sono così pochi ;-) credo c'entri poco con il senso di inadeguatezza e snarrimento che si prova alla vista del test positivo soprattutto se la gravidanza non è stata cercata. la cosa che mi fà più rabbia e che dobbiamo per forza sceglere tra carriera e figli...perchè? :-(

mammagiovane ha detto...

Anche io mi trovo al momento ad un bivio.
Non so cosa farne dei miei 26 anni. Posso sperare di trovare un lavoro un domani che la bimba andrà all'asilo e rischiare che passino anni prima di trovare qualcosa oppure buttarmi a capofitto di nuovo nello studio, prendermi una laurea in scienze infermieristiche e avera la quasi sicurezza di trovare un posto fisso.
Non solo ho paura di non essere in grado di gestire casa, marito, figlia e studio e quindi di laurearmi in tempi non troppi lunghi, ma se un domani dovessi trovare questo benedetto posto fisso che implicherà anche turni di notte (lo stesso anche per il tirocinio) sarò pronta a perdere gran parte delle giornate di mia figlia?
Quando io farò la mattina chi la porterà all'asilo se noi genitori usciamo di casa alle 6? Dovrà dormire dai nonni.
E quando io farò le notti? Di nuovo dai nonni.
E i pomeriggi? La mattina all'asilo, pomeriggio dai nonni perchè il mio compagno torna a casa alle 17.30.
E allora una figlia che l'ho fatta a fare?
Mi sento impotente, impantanata nelle sabbie mobili.

Chiara Trabella ha detto...

OT: hai visto che tra le foto del MomCamp ce n'è una di tuo figlio (e se non è tuo figlio sto facendo la gaffe del secolo) che mostra la pancia al mio? Mi fa troppo ridere!

Simo ha detto...

Ecco la mia invidia: quella di non essere stata in grado di seguire i miei sogni, ripiegando su una scelta lavorativa tutto sommato "di comodo". Leggendo un altro libro molto bello,che ti consiglio, ho capito che cosa significhi per voi mamme realizzate e innamorate del vostro lavoro che vi gratifica, affrontare una maternità con tutti i rischi che questa comporta. Il venir "tagliata fuori", l'isolamento, l'allontanamento. Per me è stato facile. Il mio "baricentro" è a casa, io lavoro per vivere e basta. Ma non mi accontento di questa risposta che dò a me stessa, io non mi racconto balle. Come sarei se avessi creduto un po' di più in me stessa? Magari ce l'avrei fatta. Avrei un lavoro che mi piace, un'identità forse anche più solida, sarei una donna più sicura di sè. Probabilmente anche una mamma migliore, in quanto realizzata fuori. In questo vi invidio, senza cattiveria, ma vi invidio.
Poi però ricordo di quante lacrime ho versato al ritorno dalla maternità e di quella sensazione di essere "strappata" dal nido e penso che devo accettarmi così. Non sarei mai stata, probabilmente, una donna in carriera, a meno di rinunciare ai figli. Il problema è che, da quando ho smesso di giocare alle bambole, ho iniziato a sognare di essere mamma. Sarò nata solo per questo...mah...
Un abbraccio
p.s. questo è il libro:
http://simonacuneo.blogspot.com/2010/03/mamme-senza-paracadute-l8-marzo-tutte.html

VereMamme ha detto...

@mammagiovane
a proposito di libri da leggere, ho appena letto in "le mamme che lavorano sono colpevoli?" un concetto che suona più o meno così: i fattori che determinano la crescita e l'armonia di un bambino sono (per fortuna) molto più ricchi e complessi che non il solo lavoro della madre. Usciamo da questo tunnel di impotenza e al tempo stesso onnipotenza che ci fa pensare che la loro completezza si riduca (scusa il bisticcio) al numero di ore al giorno (lavorativo) spese con noi. rileggi quel "allora una figlia che l'ho fatta a fare" e fatti una sana risata per favore. ribaltalo. secondo te lei direbbe mai "ma allora se mia madre lavora che sono nata a fare?" non è un po' esagerato??
affettuosamente ed empaticamente, F

Mamma Cattiva ha detto...

@mammalella - L'invidia quella cattiva si sente nell'aria ma questo non deve scoraggiarci dal provare a realizzare i nostri sogni. A presto!

@wwm - io invece leggo sempre molto chiaramente i tuoi sentimenti e le tue emozioni nel tuo blog. Ognuno lo fa a modo suo e non sa mai bene come gli altri riescono ad ascoltare.
Nessuna scelta è mai perfetta. Per questo i sensi di colpa ci rincorrono comunque.
Tu però tieni duro e ignora le malelingue. Quando hai dei dubbi sai dove rifugiarti e dove scrivere. Ti abbraccio forte.

@CosmicMummy - Mi trovi fortemente d'accordo. Eppure siamo ancora lontani da questa piena consapevolezza. Ognuno nel suo piccolo lo deve ogni volta spiegare a chi ha intorno e magari a forza di sgolarsi entrerà nelle menti.

@Paola - Molto bello averti qui. Approfitto per raccontarti una curiosità. Nel mio ultimo ordine alla Feltrinelli online c'era anche il tuo libro perché, reduce delle ns conversazione da VM, mi mancava la sua lettura. Ho fatto un errore e me ne sono arrivate due copie. Ho deciso quindi che potrei farne un regalo. Prima però ti dirò che effetto mi ha fatto ;)
Grazie per il tuo suggerimento. L'ho inserito nei libri da leggere. La scelta di affidarmi a persone che stimo mi capita spesso.

@supermamma - nel mio caso la lotta è tra lavoro e famiglia perché la carriera è un altro concetto relativo. Non sono convinta di voler pagare il prezzo di un certo tipo di carriera.
Perché? I motivi sono nei testi che in sempre più scriviamo. La non conciliazione dipende da diversi fattori da scardinare.

@mammagiovane - il tuo commento mi ha fatto ricordare una storia che mi hai dato la voglia di raccontare. Per adesso ti spronerei a non mollare la strada dello studio e della specializzazione, se non altro perché è meno vaga di altri dubbi. Al dopo ci penserai. A quel punto poi potrai decidere anche per la prima delle strade. E figli si fanno anche per concedergli diversi punti di vista, non solo il nostro.

@Lanterna - Già mio figlio è un maniaco :-D

@Simo - Curioso, cara Simo, quel libro è stato il primo che ho letto quando ho scoperto di aspettare Leo e a breve uscirà il secondo libro di Lidia Castellani che avrò il privilegio, grazie a questa meravigliosa rete, di leggere in anteprima. A volte scegliere un lavoro di comodo non è poi così discutibile se ci permette di fare altro come sogniamo. L'equivoco che nasce quando si osservano le persone che come dici tu si realizzano con il lavoro è quello di credere che siano eternamente arrivate. Invece non si arriva mai da nessuna parte e si vivono cmq mille conflitti interni.

@VM - Io ci provo a raccontarla come dice quel libro ma c'è che dice che ce la cantiamo e ce la suoniamo :)

VmnP ha detto...

Non e' facile commentare questo bel post e seguire a tanti commenti interesanti. L'invidia come anche il senso di colpa mi danno molto da pensare. Invidio spesso altre mamme che mi sembrano sempre felici nel loro ruolo e sempre soddisfatte, mi sento in colpa perche' mia figlia la vedo 3-4 ore al giorno. E il filo rosso di questo alternarsi di sentimenti e' per me proprio il presenzialismo, che resta la logica dominante a lavoro, come a casa o con gli amici. Fatico sempre molto per eviare di stare sempre a tirare le somme delle ore passate con la piccola, delle serate in libera uscita. E' faticoso sforzarmi di gioire di quello che faccio senza pensare a quello che non riesco a fare, e' faticoso!

Mamma Cattiva ha detto...

Ciao @VmnP! Ti vedo sempre più parte del Club :D
Quel fil rouge è, sì, presente nel lavoro ma anche nella casa. Hai proprio ragione. Se però ci allontaniamo troppo dal gioire dei momenti in cui quello che facciamo ci piace non va bene. Oltre al danno anche la beffa!

Mammyx ha detto...

fatico sempre a decifrare le mie emozioni ma forse questa volta sono davvero un po' invidiosa.
io sì, solo un pochino ma di quella buona (...va bene ci torneremo ma secondo me esiste), per la veemenza con cui rapiscono le tue parole.

scrivi parole, leggo pensieri.

Vera

Mamma Cattiva ha detto...

@Vera - Che nome ha l'invidia buona? Empatia?
Grazie!