sabato 27 giugno 2009

Donne pensanti

Oggi la voce narrante è Panzallaria che ha aggregato in un blog, DONNE PENSANTI, tutte le persone, uomini e donne, che non hanno alcuna intenzione di ascoltare un ennesimo rumore di sottofondo: l'avvilente, puerile, sterile richiamo sempre pronto ad esaltare il ruolo “merceologico” della donna.

Uomini e donne, che ancora credete nel senso dell'azione, fatevi un giro e per oggi imboccate questa strada. Dalla rete al reale.

Grazie.

domenica 21 giugno 2009

Oltre la rotonda

Se avessi dato retta ai rumori di sottofondo sarei ancora a girare per rotonde. Sarei ancora in macchina avanti e indietro, casa-lavoro, lavoro-casa, senza mai gli occhi oltre. E questo i miei occhi davvero non lo meritano.

I miei occhi (per un attimo abbandono la modestia) sono sempre stati il mio punto forte, almeno dal punto di vista estetico. Fin da piccola ho avuto segnali che grazie agli occhi potessi ottenere tutto. Si fermavano per strada per dirmi quanto fossero belli. Fulminavo chiunque ci cadesse dentro e ho infranto diversi cuori grazie al loro colore.

Per chi non mi conosce personalmente a questo punto potrebbe farsi un'idea del tipo: "Aho! Ma scendi dal pulpito...Ma chi ti credi di essere?", oppure "Certo se così è stato, sarai piena di te, ricolma di auto-stima", o ancora "E dicci un po', dove sei arrivata grazie a questi fatidici occhi?".
A chi non mi conosce rispondo che questi occhi, alla prova dei fatti, sono serviti a ben poco. Fin da piccola (e tutt'oggi) non mi sono mai abituata a questo complimento. Al contrario ogni volta è come se fosse la prima volta. Mi emoziono dentro. E la mia auto-stima non se n'è mai nutrita perché ho sempre percepito che per farsi valere bisognasse tirar fuori il contenuto della testa e non le forme esterne. E fin qui nulla di nuovo sul fronte occidentale.

C'è di nuovo che a un certo punto, rientrata a lavoro dalla seconda maternità e apparentemente ricompensata da un incarico di maggiore responsabilità, mi ritrovo in una situazione di stallo. C'erano i miei due bimbi, un compagno di vita impegnato e responsabile, a cui mai ho dovuto spiegare che le mie esigenze sono quelle di una persona piuttosto che di una donna, c'era una vita organizzata in funzione del lavoro e degli imprevisti.
Le voci erano importanti e impertinenti: ma perché non chiedi un part-time? Se i bimbi si ammalano devi rimanere tu con loro. Cosa importa la carriera, hai la tua famiglia ora. Di cosa ti lamenti, ci sono donne che sono costrette a smettere di lavorare perché continuare è più costoso del sistema di supporto. Hai la salute. Hai un uomo che ti aiuta. "E c'avete pure ragione!".

Nella mia testa mi ero costruita una storiella a cui avevo attaccato l'etichetta di "Sindrome della rotonda". Me la raccontavo ogni mattina sul mio percorso verso l'ufficio. Ne segnalavo lo stato su Facebook, con un po' di ironia. Ma era una cosa seria.
Significava svegliarsi ogni giorno con la voglia fortissima di uscire di casa, di lasciarmi dietro tutti i rumori e le fatiche di questa famiglia per trovare un po' di libertà e di me stessa nel lavoro, al di là del mio quartiere, in quella zona industriale delimitata da una serie di rotonde.

Da un'amica che fa proprio il curioso lavoro di eseguire gli studi di fattibiltà delle "rotatorie alla francese", ho imparato che sono diversi i vantaggi di questa scelta rispetto ai tradizionali incroci. Oltre alla maggiore sicurezza sembra che si riduca il rumore e l'inquinamento, che i camion riescano a evitare le inversioni di marcia e che l'aspetto architettonico indubbiamente ci guadagni. Alla mia amica dicevo che quelle rotonde, soprattutto l'ultima, rappresentavano per me l'arrivo a un punto di non ritorno.

Più mi avvicinavo e più diventavo consapevole di quello che mi aspettava: la saturazione, l'estinzione di ogni vena di creatività, la stanchezza mentale. Un tempo amavo infinitamente quell'azienda, ero orgogliosa di lavorarci perché è un luogo che vende sogni, che alimenta passioni che tu abbia o meno la possibilità di avere uno di quegli oggetti a casa. Non riuscivo più a farmi trascinare e così, arrivata all'ultimo rondò provavo un desiderio irrefrenabile di tornare indietro, ma indietro c'erano quei rumori e la noia della casa, avanti i rumori e la noia dell'ufficio.

La rotonda ti permette di girare, non sei obbligato a imboccare la svolta, a meno che non ci sia qualcuno a osservarti che decida di chiamare un medico per recuperarti.
Che cosa puoi fare? Svolti per il mare? Una volta sì, due sono troppe. Svolti per il centro e i negozi? Una volta sì, due sono dispendiose.

Non ero però alla svolta. Mi limitavo a imboccare la strada dell'ufficio all'andata e la strada di casa al ritorno.

Che io navighi in internet è indubbio. E' il mio lavoro. Ma che io frequenti siti dedicati alle mamme è meno scontato. Ho iniziato malata della sindrome. E sono caduta in Vere Mamme. Qui ho colto dei contenuti diversi. Fateci un giro se ancora non li conoscete. Mi interessava lo spunto alla presa di coscienza delle proprie potenzialità. Mi piaceva che non si parlasse dei 7 modi per cambiare i pannolini. Mi facevano ridere spassionatamente i contributi di scrittrici come Piattini o La Staccata. C'è Ondaluna che ci racconta la sua gestazione con piena autenticità. Per non parlare di tutte le donne che scrivono in rete, che non ti raccontano le numerose falsità sulla maternità e che inizi a conoscere tra le conversazioni (vedi qui a lato V.I.M).

Un giorno Flavia e Piattini di VM lanciano il Blogcafé, un luogo-non-luogo dove i frequentatori vengono invitati ad esprimersi liberamente, ma nel perimetro di un tema specifico. Il primo titolo invita a raccontare una situazione in cui ti sei sentita arenata. La mia rotonda in quel periodo era peggio delle sabbie mobili. Il post che ne è uscito è ormai storia.
Ho reso impossibile a Flavia attraversare una rotonda senza pensarmi. Non è un risultato eccellente?

Ho iniziato così ad ascoltare altri rumori e a scegliere quelli che solleticavano le mie personali corde. Ho aggredito una ad una le voci fastidiossime che volevano convincermi che mi sarei dovuta sedere, accontentare di quello che avevo perché era sufficiente, il male minore.

Ho pensato che potevo diventare io la voce narrante per contrastare i consigli non richiesti, le aspettative degli altri, le chiacchere sterili, i sensi di colpa congelanti.

Questo blog nasce e prosegue con questo scopo. Per dare, insieme ad altri, delle visioni ma soprattutto delle azioni, alternative.

C'è un seguito alla sindrome della rotonda.

La mia alzata di testa mi ha fondamentalmente suggerito (e che ci voleva direte...) che la soluzione potesse essere "cambiare lavoro". Fin qui tutto facile e tutto difficile.

Il fatto è che quando te lo metti in testa sul serio le cose accadono. Ho smesso di pensare alle rotonde. Il cervello era talmente in fermento che non le vedevo più. Ho lavorato su me stessa come una macchina da guerra e...venerdì ho dato le dimissioni.

La cosa veramente curiosa è che, per un periodo, il nuovo lavoro mi richiederà di imboccare l'autostrada e che la città dove andrò è fitta di rotonde :)

martedì 16 giugno 2009

C'è Mam e Mom

Per quanto novellina e con i denti che puzzano ancora di latte ho avuto il privilegio di partecipare a poche settimane di distanza, a ben due, sottolineo due, mam/mom camp:

il 23 maggio ero al MAM - Mamma a Mamma nella prestigiosa e luminosa sede, nonché opera di Renzo Piano, del Sole 24 0re a Milano.

il 13 giugno ero al MomCamp alla Triennale Bovisa, luogo di riqualificazione urbanistica dedicato a esposizioni e aperitivi serali, sempre a Milano.

E' dunque ufficiale. Mi ha preso la mammite, la febbre da blog mammeschi e mi sono spontaneamente avventurata anche nei luoghi fisici, superando fin dall'inizio quella naturale avversione per la conoscenza diretta di chi sta dietro allo schermo. Si rischia, immagino, di violare l'alias, di rimanere delusi ma anche di scoprire persone al di sopra di ogni sospetto. L'opportunità più grande credo sia conoscere dal vero persone speciali e con degli obiettivi importanti.

Con questa scelta ed esperienza diretta mi sono messa nella posizione di contrastare la voce di sottofondo che ci suggerirebbe che non abbiamo tempo, che il tempo libero va dedicato in termini assoluti alla famiglia, ai bambini, alla casa, ai cassetti in disordine. Ci sono tempi e modi per tutto e qui siamo appunto per dare una giusta collocazione a quelle vocette stizzose.

Ci tengo a precisare che questa non è una recensione critica dei due eventi né un esaustivo reportage degli interventi. A questo ci hanno pensato, ci penseranno in modo egregio i rispettivi organizzatori e le numerose blogger partecipanti. Io ho solo voglia di lasciare delle briciole di pane, delle osservazioni in fase di sorvolo.

E la cosa viene facile mettendo queste "mamme" una di fronte all'altra. Senza pretese.

Al Mam Giuliana aveva i capelli lisci, al Mom li aveva ricci. Io l'esatto opposto.
Mi viene da dire che anche il Mam fosse liscio e il Mom riccio.

Al Mam si capiva di essere a Milano, al Mom ho avuto dei dubbi se fossi tra il Parc de la Villette (in costruzione) di Parigi e il Gasometro di Roma.

Al Mam ho portato Leo, Picca e il Doc. Al Mom li avevo iscritti ma poi li ho lasciati a casa.

Al Mam dal pranzo alla merenda sembrava di essere a Disneyland. Al Mom sembrava che fossimo tutti stitici.

Al Mam c'era un po' di politica, ma quella che prova a fare le cose. Al Mom gli unici nani di cui ho sentito parlare erano gli amici di Biancaneve e quando ci siamo lamentati che vogliamo i nidi per i nostri piccoli non abbiamo dato colpe alla destra o alla sinistra. Basta che ce li diano.

Al Mam c'era Wonderland. Al Mom è rimasta a casa a recuperare il sonno.

Al Mam non ho indossato un badge e non ho fatto interventi. Al Mom ho scritto per la prima volta Mamma Cattiva sulla targhetta, ma sempre zitta sono rimasta.

Al Mam i bambini hanno messo le mani tra petali di fiori. Al Mom hanno maneggiato materiali di scarto. Alla faccia di Gormiti e Winx. Ma perché poi ai nostri figli regalano sempre Gormiti e Winx?

Il Mam il 23 maggio e il Mom il 13 giugno. Ancora ci fanno male le gambe per i salti mortali per riuscire a partecipare ad entrambi. Io da Bologna merito l'onoroficienza. ;)

Al Mam Auro di La Pupa c'ha sonno non era venuta. Al Mom ha fatto pure un intervento, nonostante gli schiaffoni delle mamme che si sono dimenticate di quando non erano mamme.
E quando ha fatto l'intervento (brillante mi è stato riferito) che avrei fatto di tutto per ascoltare, l'abile Marco di Hagakure ha pensato bene di presentarmi un guru della blogosfera, che io, talmente presa dalla mia nuova veste di Mamma Cattiva, neanche avevo riconosciuto. Meno male che il guru nel cuore ha solo la magica Ducati.

Mi sono divertita. Mi sono stupita delle persone che mi hanno detto "Ah, sei tu Mamma Cattiva?". Anche se credo che la maggior parte di quelle che me l'hanno detto fossero più ispirate dal nome evocativo che dalla reale conoscenza del mio profilo digitale.
Come contro-prova interrogavo sul mio marchio di fabbrica: la oramai nota sindrome della rotonda. :)

Non mi resta che abbracciare virtualmente e a tutto tondo Domitilla.

mercoledì 10 giugno 2009

Il giorno dopo

Non poteva capitarmi giornata migliore dopo il debutto.

Per una volta avrei voluto un giorno davanti allo schermo per godermi decine di commenti "alla Elastigirl", alla ricerca di trick and tips per vincere un premio come migliore blogger dell'anno e per rispondere alle email di ammiratori segreti. Mi sarei alzata giusto per rispondere al telefono e parlare con un editore e versarmi un bicchiere di vino bianco, per riaccomodarmi e stilare un piano editoriale e promozionale. Mission e strategia incorniciate su un muro bianco...

[A questo punto ci vorrebbe il suono di una caduta libera]

La giornata è iniziata molto presto, sempre troppo presto. Il mio turno doppio, visto che il doc era di ronda notturna in ospedale. Prima Picca al nido e poi Leo alla materna.
Incrocio Ms. Montessori in persona che con la sua e'rr'e arrotata inizia un elenco di domande impossibili. Quella che più temevo arriva inevitabilmente "quando pa'r'ti'r'ete pe'r le vacanze?".
"Ehmmm. Partiremo il, ehmmm, 31 luglio", sussurro tremolante.
"Il t'r'entuno luglio??? Il mio bambino pa'r'ti'r'à il t'r'entuno luglio????"

Ebbene sì. Credevo di far parte di un folto gruppo di genitori che lavorano ancora per un paio di mesi, figli trasferiti in scuole private di emergenza, perché alla fine di giugno le serrande della materna chiudono (e scopro in questi giorni che le elementari sono già finite. Ecco perché c'è così poco traffico), nonni troppo anziani e troppo lontani per impegnarli.
Noto, invece, che nelle scuole dei piccoli rimangono solo i piccoli fiammiferai e ci si mettono le maestre, anime sante per carità, le mamme con le valige già in macchina, i papà di quando la moglie è in vacanza, le amiche senza figli, i colleghi, gli stessi nonni a sottolineare con sguardo interrogativo che madre infame sono.

Vi presento, nel mio secondo post, i rumori di sottofondo di oggi. Quelle che quando arriva l'estate ti suggeriscono che dovresti mandare i figli in vacanza per tre mesi e non sarebbe male se li accompagnassi. Ci sono studi scientifici che dimostrano che i figli che vanno meno in vacanza crescono con delle turbe psichiche? Non è che magari imparano prima che i loro genitori si danno da fare? Ecco l'alibi, direbbero i rumori di sottofondo.

Non è finita qui. In ufficio mi aspetta un'intera giornata in riunione. Adesso hanno preso l'abitudine di convocarle pure nella pausa pranzo. Fanno gli splendidi e ci offrono pure le piadine. La mia testa va al primo post. Chissà quanti commenti?
Alle 17:00 vinco la riunione dell'ultima ora. Mi invitano come se fosse una festa, caso mai mi offendessi di non essere stata convocata. Devo proprio? Una riunione fiume.
A casa fortuna c'è il doc che ha smontato notte. Risponderà lui all'editore.
Ore 19:15 salgo sulla macchina e lascio le rotonde alle spalle.

Varco finalmente la soglia e affondo il naso in quei visetti bianchi, emaciati, tristi perché...non andranno in vacanza. Non è proprio così. Quei visetti si illuminano, i corpi zompettano e anche oggi sono la mamma cattiva migliore del mondo.

I commenti sono per ora pochi ma buoni ma non è per questo che ho aperto un blog. :)

lunedì 1 giugno 2009

Acknowledgments

Inizio dalla fine. Inizio ringraziando perché non trovo altro modo per scongelarmi e decidermi a fare outing.

Inizio ringraziando persone che conosco da poco, virtualmente e non più, perché ascoltandole mi sono convinta che il duro mestiere della mamma può essere affrontato in modalità infinite e ognuna ha una sua dignità, un suo posto privilegiato.

Inizio con una persona, a cui, senza alcun significato religioso, chiederei di fare da "madrina" a questo nuovo blog, perché se un giorno non dovessi più essere qui a presidiarlo, lo affiderei a lei, certa che i contenuti sarebbero trainanti e speciali:
grazie Flavia di Veremamme, perché dalla sindrome della rotonda mi sto abilmente curando e magari nei prossimi post, approfondirò su come ci sto riuscendo.

E proseguo ringraziando le mie nuove scoperte, senza fare torto a nessuno, perché sono una vagabonda e a forza di girare prima o poi incapperò in altre:

*Grazie Mamma Mutante, perché sei stata in assoluto e inconsapevolmente la mia prima commentatrice e hai traghettato la malattia di molte mamme ingolfate.

*Grazie Piattini, perché hai invaso il mio mondo di osservazioni, ironie e punti di vista sopraffini.

*Grazie Mamma in Corriera, che mi hai fatto tornare la voglia di fare carriera.

*Grazie Wonderland, "ma che davvero" hai intenzione di regalarmi una risata ogni volta che entro nella tua blogocasa?

*Grazie Elisabetta, senza link, perché se tanto mi da tanto non pubblicherai mai un blog ma sei comunque caduta nella rete.

*Grazie Calimero, senza di te nella mia vita non sarei la persona di oggi.

E mi fermo o inizierete a pensare che non sono poi una vera Mamma Cattiva.

Se ad oggi, nonostante il mio mestiere sia proprio internet, non mi sono mai avventurata in un mio blog è perché pensavo di non avere granché di speciale da dire.
L'illuminazione è arrivata con la consapevolezza che non bisogna ragionarci troppo, farlo perché ce lo ordina il medico o perché ci sentiamo sole o perché altri ascoltino quello che abbiamo da dire. E se il fine fosse solo SCRIVERE?

Oggi, dunque, il mio primo trasloco di pensieri, di esperienze, di vita vissuta. Mi chiedo se non sia l'inizio di un ennesimo futuro trasloco verso il cambiamento. Il cambiamento, il divenire è la mia linfa vitale. Quando sento puzza di acqua stagnante comincio ad arricciare il naso, a borbottare, poi tendo a toccare un fondo, uno dei tanti, e a quel punto inizio ad attrezzarmi e in qualche modo mi aggancio a uno spunto per risalire e liberarmi della melma.

Lo spunto dell'ultimo periodo prende vita tra i blog mammeschi, un ottimo pretesto per destarsi e avviare un nuovo progetto.

Si parte...