martedì 27 ottobre 2009

Take it easy


Circa due settimane fa mi sono beccata l'influenza. Un raffreddore gigante e picchi di febbre da cavallo che mi hanno obbligata a restare a letto durante la notte e a casa durante il giorno, ma sempre dietro al pensiero del lavoro e delle cose da fare. Sono convinta che la stanchezza fa la sua parte nell'abbassare le difese e farti crollare. L'occasione mi ha costretta ad andare dal mio medico curante, una dottoressa assegnatami da quando vivo a Bologna, dal lontano 1994. Ci sono andata con la coda tra le gambe perché mi sono presentata con i risultati di analisi fatte in marzo e mai più lette. Mi sono presentata con un livello di stress smisurato per cui lei mi ha subito detto: "si sieda e parliamone".

Questo medico per me è sempre stato un po' speciale. In un momento critico della mia vita è stata inspiegabilmente partecipe, oltre il normale supporto che ti aspetteresti dal medico generico. E l'ho giustificata pensando che fosse un caso fortunato, uno di quegli angeli custodi che compaiono sulla strada e si prendono cura di te. Anche questa volta mi ha dato massimo supporto. Le ho raccontato dei cambiamenti, della complicata organizzazione familiare, di come mi sentivo e come sempre abbiamo condiviso dei pensieri importanti. Poi però si è svelata. Mi ha detto una di quelle cose che ogni tanto una persona qualunque riesce a dirti fermando la tua attenzione e facendo la differenza. Mi ha spiegato il perché fosse sempre stata così attenta alle mie sorti. Mi ha detto di aver accolto con grande gioia, anni prima, la mia rivincita sulla vita perché la vedeva come una rinascita, un'occasione di riscatto, la stessa che stava vivendo lei con una seconda occasione sentimentale.
Ecco perché. Tifava per me, tifando per se stessa. Poi ha continuato e ha aggiunto che nell'osservarmi, nonostante avessi fatto dei passi da gigante, avessi trovato la mia strada in autonomia e poi arrivati i miei bambini, lei non avesse mai notato la mia capacità "di godermi la vita".

Quando ha detto questa cosa si è fermato il tempo, è partita una specie di moviola e mi sono vista dall'esterno e ho capito che aveva ragione, terribilmente ragione. Altre persone stanno provando a dirmelo in queste circostanze: i miei con estrema apprensione, il doc con un po' di esasperazione, le mie amiche di sempre che mi conoscono da troppo tempo e hanno le prove di questa osservazione, persone giunte da poco nella mia vita che però hanno già percepito questo approccio alla vita. Come se fossi incapace di fermarmi e gioire, prendere le cose con leggerezza e godere.

Le illuminazioni sono delle pietre miliari nella vita. Non sempre mettono radici ma è probabile che ti diano una spinta in avanti.

Il dottore ha fatto degli esempi pratici: "Mamma Cattiva, ma si goda questa nuova esperienza! Sorrida ai nuovi incontri, alle trasferte, alla casa da single dal lunedì al venerdì. I suoi bambini stanno bene e si stanno godendo una relazione esclusiva con il loro papà. Per una volta faccia lei il babbo che torna a casa e porta i regali". Non sobbalziamo. Ha ragione. Io devo tornare serena, devo portare in regalo il mio sorriso e non una rabbia ingiustificata per il semplice fatto di non riuscire ad essere ovunque. Devo girare l'interruttore sul classico "take it easy", anche quando semplice non è.

Dopo un'intera ora di conversazione mi ha prescritto dei medicinali e poi ci siamo accorte che non avevamo ancora guardato le analisi.

lunedì 12 ottobre 2009

Sic et Simpliciter

Oggi un po' di leggerezza. Un messaggio positivo sulla semplicità. Perché in un post precedente era emerso un valore diverso da quello che normalmente attribuisco alla semplicità. Per me la semplicità è un'aspirazione, una sogno, una visione. E' l'opposto della complessità a cui siamo inevitabilmente votati.

Solo un pensiero dedicato alla complessità: c'è stato un momento della mia vita in cui il gridare "voglio una vita semplice" mi ha portato in un baratro senza via di ritorno. La via di ritorno sono poi riuscita a percorrerla, se no non sarei qui a raccontarlo, ma il lungo percorso di analisi che ho fatto mi ha insegnato che tutti siamo esseri profondamente complessi, che non possiamo fuggire da questo e che l'unica via di salvezza è fare di questa complessità una ricchezza, una sorgente di opportunità.

Non se ne esce per sempre da quel grido di dolore ma, se ci si impegna, si imparano le strade per farsene una ragione.

Dalla recente lecture di BJ Fogg a cui ho partecipato qualche settimana fa, ho portato a casa un'interessante sollecitazione. BJ si fa promotore di "Think small. Everything big started small": le cose grandi e importanti si realizzano grazie alla sperimentazione di piccole cose. Se poi per far accadere le cose devi convincere altri, la tua capacità persuasiva dipende dalla presenza contemporanea di tre fattori: la motivazione, la capacità e il fattore scatenante.

Motivation, Ability, Trigger. In sostanza se vuoi convincere altri a fare qualcosa in cui credi, le persone a cui ti rivolgi devono essere motivate, essere capaci a fare quello che stai chiedendo e avere in quel momento il modo per fare quella determinata cosa.

Nella sua semplicità questa considerazione mi ha profondamente colpita. Quante volte troviamo cento volte più efficaci dei messaggi, delle richieste, delle azioni dirette, rispetto all'oratoria mediatica e sofisticata di molti professionisti della comunicazione? I nostri stessi figli sono campioni in questo: "MC, (Leo mangiando un'albicocca) hai sentito l'odo(r)e delle vitamine?"

Nel mio piccolo ci vorrei provare anche io e, così, ispirata da alcune immagini scattate questa estate, con cui volevo dimostrare che non è sempre necessario acquistare numerosi e complessi giocattoli ai nostri bambini, vi chiedo di aiutarmi a convincere il mondo di questa idea.

[Mollette da bucato che prima di crollare in un sonno profondo erano un bellissimo aeroplano]

Indipendentemente dall'età dei vostri figli, ricordate, attendete, osservate e quindi cogliete un momento di gioco dei vostri figli, un gioco costruito con l'immaginazione. Vorrei dimostrare quanto, con pochi mezzi e molta fantasia, sia possibile divertirsi.

Abbiamo una motivazione, la nostra, che la sollecitazione del consumismo esasperato è imbarazzante.

Abbiamo la capacità di farlo: raccontiamo la nostra personale esperienza, vera e diretta.

A nostra disposizione il grilletto: un blog che ha voglia di raccontarlo e ti permette di dirlo. Commenta!

Un esempio molto bello lo trovate in Albero Arcobaleno.

Ben vengano semplici descrizioni, link di post che già raccontano giochi semplici eppur complessi amati dai nostri figli. Sarà mia cura integrare questo post con i link che centrano il tema.

BANG!

[Fichi d'India, incipit di una storia di topolini, lungo la strada per il mare per distrarsi dal sole cocente]



Questo post partecipa al blogstorming.

domenica 4 ottobre 2009

Competenze di una tata


Quando devi comprare una macchina noti il modello che desideri dappertutto.
Quando ti trovi a gestire una questione sembra che tutti ne parlino. In questi giorni noto sui blog molte che parlano di tate.

Ultimamente con la storia degli orari impossibili e della logistica da inferno siamo con fatica arrivati alla conclusione che la soluzione a non correre sull'autostrada e farsi venire un infarto mentre cerchi di rispettare gli orari, sia assumere una tata full-time, una di quelle che sta in casa 24 ore su 24 e che, a meno che non hai una casa a metri quadrati infiniti, ti ritroverai sempre col fiato sul collo.

Ci siamo arrivati con pena perché dal mio punto di vista significa perdere grossa parte del controllo della nostra casa. Agli occhi di molti è un privilegio. Per me una violente intrusione della mia privacy. Sarà un privilegio nella misura in cui mi permetterà di non occuparmi delle faccende ma sapere che sarà lei a occuparsi dei miei bambini mentre mi massacro di lavoro non mi convince molto. I bambini passeranno tempo anche a scuola, questo è vero, ma sarà lei ad andarli a prendere, a parlargli, a consolarli quando sono tristi.

Le voci: "l'hai voluto tu". Stasera non ascolto le voci.

Piuttosto vi coinvolgo in un gioco-sondaggio e vi chiedo cosa fareste se foste nei miei panni qualora, provando una nuova "tata", vi trovaste nelle varie situazioni che descriverò. Vi chiedo di fare lo sforzo di essere lucidi e obiettivi. Lasciare o prendere?

1) Non cambia i pannolini. Sembra non sia capace. Con pazienza glielo insegni ma ogni volta devi spiegare tutto daccapo. Due o tre volte li ha messi al contrario. Quando può schiva il momento del cambio e fa in modo che MC o il doc si trovino nei paraggi al momento giusto.

2) Un pomeriggio le lasciamo i bambini qualche ora e invece di rientrare alle 4, ora della merenda, tardiamo di un'ora. Al rientro: "Hanno fatto merenda i bambini?" "No, non ancora". "Come non ancora! E perché?". "Bè, non mi hai lasciato detto cosa dovevo dare loro" (NB il doc ed io abbiamo un cellulare pro-capite). Una banana è così complicato?

3) C'è stato un momento in cui dare da mangiare a Picca era un'impresa. La lascio con la "tata" in questione, per pranzo e il caso vuole che non sia neanche sola in quel momento ma può contare su un amico di famiglia. Torno. "Ah, Picca è stata bravissima. Ha mangiato tutto". E mi elenca un bel pranzo. "Nessuna storia". "Be', mi fa piacere." Si sa che i bambini con le mamme danno il peggio di sé. La cosa importante è che ha mangiato. Mi muovo in un altra stanza e incrocio "l'amico di famiglia", simpatico e schietto che enuncia "Ah, Picca ha mangiato come un fulmine. La "tata" la teneva in braccio sulla poltrona davanti alla TV e io la imboccavo. Dovevi vedere, sembrava iptonizzata!" E te credo...

4) Lascio Picca un pomeriggio intero. Esco che faceva la nanna. Torno e la guardo muoversi un po' impacciata. Mi avvicino e noto il perché. La salopette era indossata al contrario con gli incroci delle bretelle davanti. "Scusa, ma non ti sei accorta che in quel modo tira in modo strano?". "Ah, no. Pensavo si mettesse così". Poi sento l'inequivocabile odore..."L'hai cambiata?". "Cambiarla? Perché dovevo cambiarla?". "Scusa ma non senti la puzza?". "Noooo. Non sento nulla...".

5) Torno dopo una settimana di assenza. Premessa: sono sempre abbastanza chiara sul fatto che non voglio che i bambini si abituino a mangiare per merenda i budini zuccherosi o formaggiosi confezionati. Apro il frigo e trovo un danette. "Chi ha comprato questo?". "L'ho comprato io", dice la "tata". "I bambini devono mangiare queste cose a merenda". "Sì, lo so." (lei sa sempre tutto). "E perché l'hai comprato dunque?". "Bè, è stato Leo a volerlo comprare...". Ma dài...Ci mancava il fruttolo ed eravamo apposto.

6) Preparazione dei pasti. Chiede sempre ai bambini cosa vogliono. E se una cosa preparata non la mangiano gliene prepara un'altra. Se una cosa piace, tipo il purè, la prepara a pranzo e a cena, per tre giorni consecutivi.

7) La "tata", quando possibile legge delle riviste. Titoli: Di più, Oggi, Gente...ok, libertà di stampa...

8) Libricino regalato a Picca: Storia di una ballerina. Narra di una bambina disperata di non avere i capelli abbastanza lunghi per acconciarli al suo debutto. Le sue amichette con i capelli giusti sono bionde. Lei ovviamente è mora.

9) Compleanno di Leo. Festina a casa con pochi amichetti e le loro mamme. Al momento dell'apertura dei regali, io mi trovo in un'altra stanza. Arrivo che Leo aveva già aperto la sua bicicletta. La "tata" lo aveva spinto a farlo senza preoccuparsi che io fossi presente. E una delle mamme le aveva anche suggerito che magari era il caso di chiamare la mamma per scattare una foto...
Stessa festa. Leo scarta un set da pasticciere (Leo ha una passione sconfinata per il mondo della cucina e affini) e la "tata" davanti a tutti commenta "ma questo non è un regalo per Leo. Questo è per Picca".

10) Vestizione. Nello specifico di Leo, quasi 4 anni, sottolineo 4. Lo trovo steso sul letto, come a un cambio pannolino (che non saprebbe fare) e lei che gli infila i pantaloni contorcendosi dal basso. Abbiamo presente il grado di deambulazione e di autonomia di un bambino di 4 anni, vero?

Lascio a voi di esprimere libero pensiero. Non siamo di fronte ai casi di addormentamento con gas o a bambini abbandonati in macchina ma...