Ieri per esempio se un satellite avesse seguito la mia rotta, come sicuramente fa ogni giorno, avrebbe inviato un'informazione chiara al quartier generale: avvistata una scheggia impazzita.
In questo periodo di acclimatamento al nuovo lavoro, nuova azienda, nuovi colleghi e nuovi fornitori ho affinato un'organizzazione tale che mi permette durante la settimana di rimanere a Parma. Più o meno.
Il doc sta facendo in modo di essere lui "il genitore" della situazione: per l'inserimento a scuola, in caso di malattie, paturnie e capricci di Leo, Picca e la sottoscritta; c'è poi una nonna un po' imbranata, ma pur sempre una nonna, con un occhio di riguardo in più; poi la/le tate in avvicendamento laddove doc e nonna non arrivano. MC in questo periodo arriva ovunque meno che dai figli.
Ieri mi sono svegliata a Parma. Avrei dovuto passare la mattinata in azienda per poi andare a Milano nel primo pomeriggio. A Milano c'ero tra l'altro stata il giorno precedente. Dettagli di un'agenda, certo, ma fra un po' capirete dove vado a parare.
Arrivata in ufficio ricevo subito nota di cambiamenti di programma. Bazzecole.
Sbrigo varie ed eventuali e mi salta addosso un dettaglio inatteso. Pinzillacchere.
Il dettaglio inatteso richiede che io vada a Milano, all'istante. Quisquilie.
Chiamo l'autonoleggio: macchine non disponibili. Scava e scava e ne trovano una. Collega in sottofondo mi allerta di identificarmi con i titoli o mi assegneranno una macchina trattore. "Solito esagerato. Ora per una macchina ci vuole Picone…"
Arrivo alle chiavi: Fiat Qubo. Mi viene in mente un'operazione di lancio della Fiat in cui la finalista del concorso ha vinto grazie ad imprese mirabolanti.
Sono le 18:30. Alle 19:00 devo essere da un'altra parte. Questa volta per un'occasione di crescita mentale. Mi piace vedere così una presentazione del guru BJ Fogg [correggo Fox in Fogg - il correttore automatico aveva sostituito una nebbia con doppia g in una volpe] sulla capacità persuasiva della rete. La sua idea è che grazie alle nuove tecnologie si possa realizzare la pace. La strategia dei piccoli passi. Grandi cose che si realizzano da piccoli dettagli. Piglia e porta a casa.
All'uscita mi svincolo da impegni professionali. Basta lavoro. Da un'altra parte mi aspetta una mia cara amica che non vedo da tempo e a cui posso raccontare i pensieri di questi giorni, senza sorrisi, grinta e auto-controllo. A lei che, come il doc, fa un lavoro così concreto e comprensibile. Devo recuperare la macchina nel silos. Ci posso arrivare a piedi ma è in zona stazione. E' buio e sono stanca. Sono realista. Saranno pure tutti in giro per modelle ma i malati di mente non stanno a guardare la mini-gonna.
Un angelo custode sconosciuto si offre di accompagnarmi a piedi. Potrebbe essere lui il maniaco. Sono troppo stanca. Mi fido. Non ci mettiamo pochissimo. Non riusciamo neanche a trovare l'ingresso pedonale del parcheggio. Sono le 22.
"Ciao. Piacere. Ci vediamo su FB". Come sono cambiate le modalità di relazione. Conosci una persona e il giorno dopo te lo trovi su Facebook. Cambi lavoro e il giorno dopo trovi dieci richieste di contatto su Linkedin.
Salgo la rampa del silos. A quell'ora l'Anapurna. Vado alla cassa. Un viso orientale mi comunica che accettano solo contanti. Ho solo 5 euro in tasca. In un parcheggio moderno con biglietti elettronici e tariffe stellari cosa vi manca per prevedere un bancomat? Riscendo la rampa alla ricerca di un distributore di soldi. Non sono mai fuori la porta. Sono così incazzata che se arriva il maniaco mi trasformo in Kill Bill.
Finalmente salgo in macchina e arrivo a casa della mia amica. Mi sento a casa. C'è anche la sua mamma in visita che ci ha preparato quelle che in quel momento sono per me le cose più calde e buone del mondo. Dovrei sentirmi mortificata per questi orari ma agli amici non devi mai spiegare nulla.
The end. Della giornata.
Sequel. Stamattina ho un aereo per gli Stati Uniti. Nel week-end passo a trovare mia sorella che non vedo da febbraio e i miei nipoti e mio cognato che non vedo da due anni. Lunedì invece sono a New York per lavoro. Torno giovedì mattina. Cool! Figo! Non c'è dubbio. Raccontiamo però anche quello che comporta questo sbattimento. Primo fra tutti quelle vocette bastarde, come direbbe Piattini, e quegli sguardi di biasimo come ha notato Silvietta, per tutto il tempo che sto togliendo ai miei bambini. Non sono così sicura di farcela.
Adesso vi chiedo un piccolo piacere. Toglietevi dalla testa questa falsa percezione di MC come donna cazzuta.
No, perché ultimamente sembra che vada per la maggiore.
Sarà il blog, l'uscita dalla rotonda, l'intervista geek ma io lo dico e lo ripeto: non sono affatto cazzuta. Spesso tra un tragitto e l'altro piango a dirotto, urlo forte, fortissimo che sono una pazza, litigo con il doc supplicandolo di salvarmi, di fare di me una persona semplice, senza pretese, ambizioni e interessi.
Mi risponde che non sa come fare. Salva bambini che nascono tre mesi in anticipo ma non trova il modo per fare di me una persona semplice.
Arrivo alle chiavi: Fiat Qubo. Mi viene in mente un'operazione di lancio della Fiat in cui la finalista del concorso ha vinto grazie ad imprese mirabolanti.
Affronto l'autostrada e torna l'eco del mio collega. Prossima volta "Mi manda Picone" o arrivo dopodomani.
A Milano un traffico arrabbiato, il solito cielo anemico, missione parcheggio oltre l'impossibile. Sono in ritardo. Chiusa la prima tappa segue la seconda, dall'altra parte della città. E' la settimana della moda e se prendo un taxi rischio di passare il tempo in coda, con il naso spiaccicato sul finestrino a guardare i foto-modelli che passano. Sono figlia di genitori "alza il culo, mettilo sui mezzi pubblici e fai ciao ciao alle macchine ferme al semaforo". Lascio quindi la macchina in un silos e, in metro, arrivo dove già previsto. Mi batte un po' il cuore perché mi aspettano dei luoghi che mi hanno sempre affascinato: i quartieri post-moderni riabilitati a grandi templi della comunicazione. Dopo una riunione proficua con un collega in gamba, mi aspetta un'immersione (dicesi induction) nella storia della comunicazione della Barilla.
Flashback. Nonna Cattiva quando ha saputo che avrei lavorato in Barilla mi ha ricordato che, da adolescente, al passaggio di questo spot rimanevo letteralmente paralizzata.
NC non sapeva che in quel periodo ero cotta di un uomo di Parma, conosciuto in Francia, molto più grande di me ed evidentemente il mio aspirational desiderava il suo ritorno in Mercedes, nel casale in campagna, io organizzatrice di feste stilose e lui un pacco di spaghetti tra i denti. Con il senno di poi la lettura di questo ricordo potrebbe farsi articolata. Non è detto che non gli dedichi un post.
Sono le 18:30. Alle 19:00 devo essere da un'altra parte. Questa volta per un'occasione di crescita mentale. Mi piace vedere così una presentazione del guru BJ Fogg [correggo Fox in Fogg - il correttore automatico aveva sostituito una nebbia con doppia g in una volpe] sulla capacità persuasiva della rete. La sua idea è che grazie alle nuove tecnologie si possa realizzare la pace. La strategia dei piccoli passi. Grandi cose che si realizzano da piccoli dettagli. Piglia e porta a casa.
All'uscita mi svincolo da impegni professionali. Basta lavoro. Da un'altra parte mi aspetta una mia cara amica che non vedo da tempo e a cui posso raccontare i pensieri di questi giorni, senza sorrisi, grinta e auto-controllo. A lei che, come il doc, fa un lavoro così concreto e comprensibile. Devo recuperare la macchina nel silos. Ci posso arrivare a piedi ma è in zona stazione. E' buio e sono stanca. Sono realista. Saranno pure tutti in giro per modelle ma i malati di mente non stanno a guardare la mini-gonna.
Un angelo custode sconosciuto si offre di accompagnarmi a piedi. Potrebbe essere lui il maniaco. Sono troppo stanca. Mi fido. Non ci mettiamo pochissimo. Non riusciamo neanche a trovare l'ingresso pedonale del parcheggio. Sono le 22.
"Ciao. Piacere. Ci vediamo su FB". Come sono cambiate le modalità di relazione. Conosci una persona e il giorno dopo te lo trovi su Facebook. Cambi lavoro e il giorno dopo trovi dieci richieste di contatto su Linkedin.
Salgo la rampa del silos. A quell'ora l'Anapurna. Vado alla cassa. Un viso orientale mi comunica che accettano solo contanti. Ho solo 5 euro in tasca. In un parcheggio moderno con biglietti elettronici e tariffe stellari cosa vi manca per prevedere un bancomat? Riscendo la rampa alla ricerca di un distributore di soldi. Non sono mai fuori la porta. Sono così incazzata che se arriva il maniaco mi trasformo in Kill Bill.
Finalmente salgo in macchina e arrivo a casa della mia amica. Mi sento a casa. C'è anche la sua mamma in visita che ci ha preparato quelle che in quel momento sono per me le cose più calde e buone del mondo. Dovrei sentirmi mortificata per questi orari ma agli amici non devi mai spiegare nulla.
The end. Della giornata.
Sequel. Stamattina ho un aereo per gli Stati Uniti. Nel week-end passo a trovare mia sorella che non vedo da febbraio e i miei nipoti e mio cognato che non vedo da due anni. Lunedì invece sono a New York per lavoro. Torno giovedì mattina. Cool! Figo! Non c'è dubbio. Raccontiamo però anche quello che comporta questo sbattimento. Primo fra tutti quelle vocette bastarde, come direbbe Piattini, e quegli sguardi di biasimo come ha notato Silvietta, per tutto il tempo che sto togliendo ai miei bambini. Non sono così sicura di farcela.
Adesso vi chiedo un piccolo piacere. Toglietevi dalla testa questa falsa percezione di MC come donna cazzuta.
No, perché ultimamente sembra che vada per la maggiore.
Sarà il blog, l'uscita dalla rotonda, l'intervista geek ma io lo dico e lo ripeto: non sono affatto cazzuta. Spesso tra un tragitto e l'altro piango a dirotto, urlo forte, fortissimo che sono una pazza, litigo con il doc supplicandolo di salvarmi, di fare di me una persona semplice, senza pretese, ambizioni e interessi.
Mi risponde che non sa come fare. Salva bambini che nascono tre mesi in anticipo ma non trova il modo per fare di me una persona semplice.