lunedì 11 aprile 2011

Il punto di arrivo e di non ritorno

Un'amica mi chiede un consiglio.

Immagina che qualcuno ti dica di imboccare un'autostrada, un percorso che conosci a menadito, che non segui da qualche tempo ma che conosci molto bene; nel frattempo qualcuno ci avrà costruito dei nuovi ponti, risistemato l'asfalto, tagliato qualche albero ma quell'autostrada riusciresti a farla ad occhi chiusi perché per un lungo periodo l'hai attraversata avanti e indietro a passo d'uomo a volte, oltre i limiti di velocità altre.


Sul percorso dovrai per forza fermarti alle stazioni di servizio e fare il pieno di benzina o la macchina che ti porta necessariamente si fermerà; non ci sono ancora alternative alla benzina: puzza, inquina e costa un sacco di soldi ma fin quando non avrai una macchina elettrica o una bicicletta in grado di portarti fuori pista non hai alternative. Ti daranno dell'anti-ambientalista, del pigro e del conformista, etichette da cui da tempo vorresti affrancarti.


Per un tempo non definito, perché non ti è dato modo di saperlo, non sarà un percorso a una direzione, andrai avanti e probabilmente imboccherai delle uscite sbagliate, tornerai indietro per ritrovare l'ingresso nella direzione opposta e via di nuovo. Troverai lavori in corso, traffico, incidenti, code, il deserto della notte, il caldo dell'estate. Il costo dei pedaggi e della benzina sarà molto alto.


Sai benissimo cosa troverai alla fine dell'autostrada, conosci bene anche quel punto di destinazione. Proverai una sensazione di onnipotenza, di avercela fatta, troverai persone che ti daranno una bella pacca sulla spalla e magari ti diranno che sono fieri di te. E' un luogo però in cui hai una sola certezza: sarai da solo. Persone (i tuoi figli oppure la persona che ami, oppure i tuoi genitori, il tuo migliore amico, fai tu), sogni e progetti che erano con te nel punto di partenza non ci saranno più. Sono persone che ami infinitamente e sogni a cui tenevi tantissimo, ma che non intendono ritrovarsi all'appuntamento del punto di arrivo. Tu sei lì che guardi avanti e loro rimangono indietro. Nel loro sguardo c'è solo il desiderio che tu parta, nessuna parola sul fatto che ci saranno. Non ci saranno.


Ma se sai che devi arrivare a una destinazione in cui la cosa a cui più tieni non ci sarà, tu partiresti?

29 commenti:

Unknown ha detto...

Se il prezzo da pagare per la mia (e sottolineo MIA ) soddisfazione, sono gli affetti più cari, non partirei.
Se si trattasse di un distacco momentaneo, a tempo determinato se ne potrebbe parlare. Ma messa davanti a un aut aut non partirei.
Forse me ne pentirei dopo, ma ora, istintivamente farei così!

Unknown ha detto...

P.s. il perchè è anche legato al fatto che se non ho persone al mio fianco con le quali condividere questo traguardo, che me ne faccio delle pacche sulle spalle?

supermambanana ha detto...

non mi convince il post MC, non si descrive bene la destinazione, cosa c'e' di la', lo conosci bene ma cosa e' che ti attrae, per come e' scritto qui non sembra poi un granche' (pacche sulla spalla e sensazione di onnipotenza, queste cose durano un minuto). Ma se quello che ci sta e' davvero, DAVVERO, importante, qualcosa che senti dentro di te che non puoi mancare, qualcosa che ti definira' finalmente come persona, allora la domanda da fare e' quella duale: tu resteresti? Ce la faresti, a passare i giorni, l'uno dopo l'altro, vivendo col fatto che sei restata?

lorenza ha detto...

A parte il fatto che sembra la riedizione di uno dei miei incubi/sogni ricorrenti... Se loro desiderano che tu parta perché credono che solo così sarai contenta, perché ti vedono insoddisfatta, perché pensano che così sarà meglio per te e per tutti quanti - perché è quello che devi fare in quel momento. Perché a volte ci vuole forse molto più coraggio a tornare indietro che a partire, in fondo.
Però mi rendo conto che questo ragionamento funziona solo tra persone adulte - c'è una responsabilità verso i bambini dalla quale non riesco a prescindere, e trovo che possa essere l'unico motivo valido per il quale rimandare un viaggio

PaolaFrancy ha detto...

Partirei per il semplice fatto che credo sia meglio provare la paura (e anche il brivido) per aver intrapreso una strada dura, piuttosto che il rimpianto di non sapere come sarebbe andata se lo avessi fatto.
Sono una navigatrice, non riuscirei mai a vivere sulla riva del fiume. Io devo risalirlo.
Paola

piattinicinesi ha detto...

quando uno parte quello che conta non è la meta ma il viaggio. se sai già quello che ti aspetta non è un percorso, ma una specie di condanna. e io non credo alle autocondanne.

Sara Salvarani ha detto...

Concordo con Bismama. No, non partirei.
Mi è stato chiesto e non l'ho fatto.
Perchè non potrei rinunciare agli affetti alle persone, alla famiglia, agli amici.
Perchè i traguardi raggiunti da sola non mi soddisfano, perchè la gioia più grande è condividere i successi con chi amo.

Federica MammaMoglieDonna ha detto...

quoto Mammachetesta!
Non partirei!
Nessuna soddisfazione se sono sola!

Chiara Trabella ha detto...

Si nasce soli ed è inevitabile morire soli. I figli se ne vanno, i genitori muoiono. Mio marito? Non lo so. Non è giusto portarlo in un luogo dove non può essere felice, ma non è neanche giusto che io rimanga in un posto dove IO non sono felice.
Io partirei. Se nessuno mi può seguire/attendere all'arrivo, pazienza. Esiste sempre Skype.

PS: in piccolo, questo è ciò che sto facendo con Viola: vado da sola in un posto dove nessuno dei miei cari mi raggiungerà. Saranno contenti per me, ma mi applaudiranno da lontano.

distrattamente me ha detto...

Credo ci si conosca più di quanto non si immagini.
Bisogna solo avere il coraggio di accettarsi.
Se il bisogno degli altri,equivale a quello di se stessi consiglierei di non partire,perche si sa già che si perderebbe qualcosa senza guadagnarci nulla.
Se il bisogno di noi stessi,è primario,come nel mio caso ad esempio,io partirei.Perche qualcosa che mi trattenga dall'esprimermi,dal realizzarmi,dall'essere felice,verrà prima o poi "avvelenato" dal mio rimpianto.

Giuliana ha detto...

ecco, questo post è il coltello che si rigira nella piaga.
il cuore mi dice parti, la testa invoca di restare.
qualunque cosa tu decida di fare, buona strada.

pollywantsacracker ha detto...

credo molto nel principio di piacere.
in fondo la cosa che conta di più sono io.
e la cosa che mi fa sentire bene e in pace, ora, è esserci per le mie figlie. non sopravviverei al rimorso di essere stata una mamma assente. per cui farei la cosa meno peggiore: restare, ora; partire, domani. però non partirei solo per avere una pacca sulla spalla.
ma poi, non so se si è capito tanto bene, io sono una per cui niente è davvero così importante...quindi magari mi aspetterei che mi si aprissero opportunità anche restando.

Mamma Cattiva ha detto...

@Tutte - Grazie di cuore per i punti di vista ma...
(da wikipedia) La metafora (dal greco, da metaphérō, «io trasporto») è un tropo, ovvero una figura retorica che implica un trasferimento di significato. Si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, se ne sostituisce un altro la cui "essenza" o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario creando, così, immagini di forte carica espressiva. Differisce dalla similitudine per l'assenza di avverbi di paragone o locuzioni avverbiali ("come").

La metafora non è totalmente arbitraria: in genere si basa sulla esistenza di un rapporto di somiglianza tra il termine di partenza e il termine metaforico, ma il potere evocativo e comunicativo della metafora è tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico.

tri mamma ha detto...

NO.

valewanda ha detto...

E' difficile, dipende dalla persona che ti ha chiesto il consiglio, non può essere un'altra persona a decidere. Io, per come sono fatta, non partirei per il semplice fatto cje non sarei nemmeno arrivata al punto di chiedermelo. Per me non esiste una destinazione in cui non siano con me al punto di arrivo le persone che contano per me. Avrei già scartato a priopri il viaggio, nemmeno sarei arrivata a chiedermelo. Ma io in questo sono assolutista, perché non sarei felice, lo so, mi conosco. Vale

Emy ha detto...

Quello che conta è quello che ho messo in bagagliaio durante il viaggio, ho portato delle cose che hanno arricchito gli altri, e gli altri hanno arricchito me.
Le emozioni, quelle profonde, possono trasformare lle auto più inquinanti e scassate, in ottimi motori in armonia col creato.
Alla fine del viaggio non sarò solo...ma avrò la mia macchina piena di ricordi e sensazioni...e a quel punto poco mi importerà di quanto sola sono perchè so di essere un tutt'uno e di non avere pendenze con alcuno...avrò il sorriso sereno stampato in me. E poi?...Boh...ci penserò quando accadrà.
Per ora basterebbe che tutte le cianfrusaglie che abbiamo in macchina e che appesantiscono il viaggio potessero fare un volo fuori, e tutte le ammaccature causate dai rapporti sbagliati,potessero essere risanate.

caia coconi ha detto...

ma quindi che vuole sapere l'amica?
:D
nella sua domanda c'e' gia' la risposta: che parti a fare se a destinazione la cosa a cui piu' tieni non ci sara'?

Improvvisamente in quattro ha detto...

"Persone sogni e progetti che erano con te nel punto di partenza non ci saranno più." ... "Ma se sai che devi arrivare a una destinazione in cui la cosa a cui più tieni non ci sarà, tu partiresti?"
Leggo e rileggo e penso che stia tutto in queste due frasi, che la risposta ci sia già.
Qualunque tipo di viaggio arrichisce, a prescindere dal punto di arrivo che, però, generalmente non si conosce.
Qui il punto di arrivo mi sembra invece sia chiaro e conoscituo così come le sensazioni provate...e tra queste non leggo felicità nè soddisfazione; saranno gli altri a essere fieri di te, ma tu?

Anonimo ha detto...

il viaggio è ciò che ti fa crescere, per avere un bagaglio di esperienze tue da condividere.
credo sia fondamentale alla fine "avere" con chi condividerle.

genny ha detto...

Io partirei.perché non é vero che chi ti ama non ci sarà. Se ti ama sarà li a congratularsi con te per la strada complicata. Non ci saranno i sogni solo perché ce ne saranno di nuovi. Ma partirei. Se credo che ne vale la pena, se credo che il viaggio, qulunque esso sia, mi arricchira' davvero e mi donera' più di quello che dovrà togliermi, andrei.
E all'arrivo , agli affetti e agli amici, avrei una gioia e tanto altro da raccontare. E' la vita no? Altrimenti che si fa? Si resta a guardare?

supermambanana ha detto...

@MC.... what????
scusa non ho capito che vuoi dire nel tuo commento (e neanche nel post a questo punto :-S)

supermambanana ha detto...

... nel senso che mi pare che stavamo tutti assecondando la metafora, o no?

Alahambra ha detto...

Questo post arriva per far riaffiorare dei pensieri che cerco di tenere sopiti. Anzi, un solo grande pensiero al quale non riesco a trovare risposta, e che forse una risposta non ce l'ha proprio.
Nel mio caso è il mio profondo desiderio di maternità, che si scontra con la brutale sincerità del mio compagno che mi dice "sono troppo egoista ed egocentrico per togliere spazio a me a favore di bambini. Non ne voglio nè ora nè mai. Sei proprio sicura di volermi sposare l'anno prossimo?"
E io che desidero un figlio, ma che non riesco a concepire un figlio di qualcuno che non sia lui, e che so di amarlo altrettanto profondamente, dal quale mi sento amatissima così come sono (intendo senza costrizioni nè alcun desiderio di cambiarmi) che cosa dovrei fare?
Ma una risposta esiste davvero?

Silvia - Mamma Imperfetta ha detto...

E' un viaggio metaforico, non fisico. E i viaggi se non sono fisici sono collocati altrove. E' in quell'altrove che la tua amica deve cercare la risposta, non negli altri. Probabilmente, lei sa già quel che deve fare.

Roberta ha detto...

@mammacattiva, stavolta mi hai steso e non ho neanche la sillaba di una risposta da offrirti. Ci penserò.......e ritornerò!
Che dolore stò blog!

Anonimo ha detto...

cara MC, ho letto il tuo post come se fosse la vera metafora della vita. la strada che percorri E' la vita, con tutti gli ostacoli e con tutte le abitudini, al termine di questa c'è un altra dimensione, la meta, il luogo dove però non esisteranno più i rapporti di parentela, un luogo in cui però staremo ancora meglio che in vita. ho le visioni da shock post-settimana lavorativa intensa??!!
Marta

Zia Atena ha detto...

I tuoi post sono sempre molto impegnativi.
E non so perchè, riesco sempre a inquadrarli in un punto esatto della mia vita.
Quello che hai scritto tu, FUOR DI METAFORA, è quello che ho fatto io.
Son partita.
Son partita perchè è sempre stato un sogno e perchè Qualcuno mi ha dato una pacca sulla spalla PRIMA di partire, e mi ha detto "VAI", è tutto tuo.
Ho lasciato l'amore, per la terra, la famiglia, gli amici. Ma in realtà l'Amore non si lascia mai, perchè l'Amore non esiste se non dentro la nostra testa, il nostro cuore, dentro noi stessi.
Quindi in qualsiasi viaggio, non può che essere con noi.
E sono arrivata qui e ho trovato un sacco di cose che non mi aspettavo, sapevo di trovare altre pacche sulla spalla, altre congratulazioni.
Ma ho anche trovato cose che non sapevo di trovare, perchè non sapere non vuol dire necessariamente che esse non ci siano.
E questo è solo un viaggio. E non sarà l'ultimo.

Amalia ha detto...

diciamo che se l'assenza della cosa/persona più cara nel punto di arrivo è temporanea, si può fare. se al contrario fosse una perdita a tempo indeterminato, no di certo.
mammasidiventa.ilcannocchiale.it

Anonimo ha detto...

Dipende. A volte durante il viaggio cambiamo, e quindi quando arriviamo ciò che una volta era importante per noi non lo è più.