lunedì 23 novembre 2009

La solitudine di una Mamma Cattiva

[Le cattive madri di Giovanni Segantini, tratto da "La solitudine delle madri" di Marilde Trinchero]

Il titolo è un po' forte ma rende rispetto alle percezioni vissute in un periodo molto intenso trascorso insieme ai miei bimbi piccoli. Intendiamoci. Per me un bambino "piccolo" può definirsi dai 0 ai 24 mesi, poco più poco meno, perché credo di essere una di quelle mamme che vive l'uscita dal tunnel intorno ai due anni di vita dei propri figli. Per me, su per giù, il momento coincide con la fine di questa estate.

Il titolo è poi un chiaro riferimento e quindi una voluta citazione del libro "La solitudine delle madri" di Marilde Trinchero che, non a caso, ripongo nella libreria oggi che scrivo questo post. Perché il libro di Marilde l'ho affrontato tradizionalmente dalla prima all'ultima pagina sul filo di un pensiero unico, ma poi l'ho ricominciato a breve distanza (non l'ho quindi recuperato come un libro di cui si sente la nostalgia) e l'ho preso a morsi, sottolineando con una matita dei passaggi significativi che hanno evocato molti dei miei momenti difficili. Ho chiuso però il libro con una certa soddisfazione perché, oggi, che lo ripongo accanto agli altri della libreria, mi sento di non essere più sola. Sento di non sentirmi più sola perché non sono più sola dentro, perché dentro di me si è accomodata una voce narrante consapevole dei propri limiti, la stessa che mi ha suggerito di avviare questo blog, che mi ha spronato a dichiarare le mie debolezze per smontare i falsi miti della mamma capace di ogni cosa e per riconoscere molti dei sentimenti negativi vissuti: la noia, l'incertezza, l'inadeguatezza, la stanchezza fisica e mentale, l'intolleranza, il rimpianto.

Allineo il libro un po' stropicciato perché mi ha seguito in questi due mesi di vita un po' itinerante: Marilde è stata con me a casa a Bologna, spesso tra le mani di mia figlia; in un appartamento senza anima di Parma, bagnato da lacrime di pura stanchezza; a Milano in albergo; a New York, ma anche vicino a Boston, durante un incontro tra sorelle di generazioni diverse; a Londra, poi a Torino come se nel suo cammino avesse voluto abbandonare in luoghi diversi lo strascico di solitudine di tante madri che si sentono inadeguate, che amano i loro figli infinitamente ma non riescono a viverlo con leggerezza. E piano piano mi sono alleggerita io, m sono lasciata andare e sono tornata a casa con il batticuore, con il desiderio di vederli, di toccarli, di annusarli.

Riconosco di non aver vissuto bene i primi due anni dei miei bambini. Ho forse recuperato e goduto meglio Picca ma con entrambi ho sperimentato con grande disagio la poca comunicazione di questo tempo breve eppur infinito. Probabilmente le parole, la comunicazione rivestono per me un ruolo così determinante che mi sono trovata incapace a godere della loro bellezza non verbale.

Verso la fine del libro Marilde, arteterapeuta, racconta come le donne del gruppo, dopo aver praticato una tecnica di rilassamento, osservano alcune immagini raffiguranti la maternità. Ne devono scegliere una per poi riprodurla raccontando i possibili sentimenti dell'artista. Come un membro di quel gruppo scelgo l'immagine con l'albero:
"perché rappresenta la vita. Ma non solo la vita dal punto di vista materno : anche la mia. E mi suggeriva l'abbandono, il lasciarmi andare, lo scivolare via. Questo dipinto si intitola: Le cattive madri? Ebbene voglio essere una cattiva madre se secondo il senso comune - ancora oggi - una donna che vuole essere donna oltre che madre, è così considerata. Il corpo della donna che si stacca mi riporta anche al distacco dalla mia, di madre. Che fatica noi donne! Separarci dalle nostre madri, e poi dai figli: ma è forse l'unico modo per mantenere forte un legame con le fatiche, le gioie, gli affanni e le gratificazioni, volgendo nel medesimo tempo uno sguardo al futuro."
Il libro di Marilde è molto bello ma ciò che lo rende unico è la continuità di pensiero della sua autrice che è sempre voce partecipativa dei nostri blog. Grazie Marilde.

lunedì 9 novembre 2009

Donne Pensanti - La fragilità delle pareti femminili

Donne Pensanti - Resistenza attiva 2.0. Testimonia il femminile

Partecipo con un po' di pesantezza nel cuore all'iniziativa di Panzallaria: Donne Pensanti

Lascio commentare in quell'ambiente.